La fredda pessimistica analisi fatta da Kubrick in Full Metal Jacket sulla riduzione a zero della personalità individuale per far emergere l'animale belligerante insito in ogni essere umano riecheggia durante la prima parte di Jarhead. Manca il rigore delle inquadrature e la spietatezza intellettuale del regista americano all'addestramento dei marines ritratto dell'inglese Mendes che, macchina in spalla e fotografia desaturata dalla sovraesposizione, riprende le varie fasi della riconversione intellettuale e psicofisica di giovani reclute. Pur correndo il serio rischio di fare una versione stilisticamente degradata di Full Metal Racket, Mendes - come Kubrick - segue i pensieri e il percorso del commilitone più sensibile. Ogni cosa cambia nome e senso durante l'addestramento, il vocabolario viene riscritto e finalizzato, la cavalcata delle Valchirie di Apocalypse Now diventa un inno alla guerra perché uccidere è la missione e lo scopo di ogni buon marine. In questo nuovo mondo riformato dall'ottica militaresca, lo scontro a fuoco è l'unica espressione di vita, la sola cosa degna e pregna di significato. Il resto è una serie di parole senza senso, di comportamenti privi di fine, un universo di pura virtualità: l'amore, il sesso, la vita stessa, che senza l'altrui morte imposta perde significato e qualsiasi importanza.
Purtroppo anche la guerra (che qui è la prima del Golfo), svolta dai soli caccia e dai carri armati, è virtuale, e la fanteria dei marines vi non trova più posto o ruolo perché il fronte è sempre davanti e un po' più in là. Le uniche vittime americane visibili saranno quelle del "fuoco amico" (o dell'addestramento), e i morti sul campo avverso sono civili colti di sorpresa, ammazzati mentre cercavano di fuggire, carbonizzati in un cinico fermo-immagine che non è specchio di alcun combattimento. Le scene sul deludente campo di battaglia sono filmate con macchina fissa e una fotografia densa di sfumature e contrasti cromatici, a trasmettere l'importanza della loro percezione nella mente del soldato.
Purtroppo anche la guerra (che qui è la prima del Golfo), svolta dai soli caccia e dai carri armati, è virtuale, e la fanteria dei marines vi non trova più posto o ruolo perché il fronte è sempre davanti e un po' più in là. Le uniche vittime americane visibili saranno quelle del "fuoco amico" (o dell'addestramento), e i morti sul campo avverso sono civili colti di sorpresa, ammazzati mentre cercavano di fuggire, carbonizzati in un cinico fermo-immagine che non è specchio di alcun combattimento. Le scene sul deludente campo di battaglia sono filmate con macchina fissa e una fotografia densa di sfumature e contrasti cromatici, a trasmettere l'importanza della loro percezione nella mente del soldato.
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