È un moderno eroe americano il comandante Sullenberger (Sully per gli intimi), che decide di far ammarare un aereo di linea senza più motori in funzione sull’Hudson invece di cercare di atterrare in aeroporto. Sebbene riesca a salvare tutti i passeggeri, suo imperativo cruccio, il pilota viene messo sotto accusa per non aver salvato anche il velivolo, soprattutto quando numerose simulazioni sembrano dimostrare il contrario.
La
città di New York, offesa dall’attentato delle Torri Gemelli (l’azione si
svolge all’inizio del 2009), è uno dei principali attori della vicenda, ferita
nei numerosi sogni angosciosi di Sully che rivive i pochi secondi del volo con
esiti diversi e catastrofici, schiantandosi contro i palazzi e sulla gente. Le
visoni del pilota, forse inconsapevolmente, si alimentano delle immagini
dell’attentato e l’immaginario collettivo non può non riandare a quel trauma,
americano e cittadino, poi mediatico e mondiale, e sottolineano, nello scampato
pericolo, implicitamente (così come, più chiaramente, nelle parole di un amico)
l'ardimento del comandante e la necessità di associare, in modo finalmente
positivo, New York e velivoli.
Sono
due le tipologie di simulazione a confronto nella trama del film, quella
oggettiva delle macchine e dei logaritmi matematici e quella degli incubi
asfissianti del comandante; e in entrambi i casi l’esito è differente dalla
realtà, precipitando in città nella soggettiva notturna del pilota o tornando
placidamente in aeroporto nell’oggettivazione degli eventi da parte della
commissione d’inchiesta. Ma se i fatti si sono svolti altrimenti è stato perché
il fattore umano, la freddezza di un’intuizione allenata dalla pratica, assieme
alla follia di un azzardo imponderabile, hanno prevalso sui tecnicismi dei
manuali e sulle procedure dei computer. Sully continua ad essere assillato da
un diverso finale proprio perché ha compresso ed espulso le sue paure durante l’ammaraggio,
le ha riposte in quell’angolo di coscienza che si ripresenta di notte, nella
solitudine del buio.
Efficace
nella messinscena, attenta e vicina all’umanità dei personaggi, il film di
Eastwood, senza cercare il biopic, si
limita a raccontare i dettagli di quell’episodio mondialmente noto
dell’impossibile ammaraggio in città, lasciando solo frammenti del passato del
protagonista, pilota di militare prima che civile ma sempre attento a riportare
l’aereo a destinazione, a fare il suo dovere anche nelle circostanze più
avverse. L’eroe Sully è adesso un uomo sotto assedio, solo e costretto a
comunicare a distanza con la moglie e la famiglia, imprigionato dal clamore di
un gesto a parer suo normale, per quanto eccezionale nei risultati, ma rimesso
sempre in discussione, finanche nelle intenzioni, come scelta eccessivamente e
inutilmente rischiosa. L’unica libertà personale rimasta al comandante è
correre di notte per una città gelida, muoversi senza andare da nessuna parte, costretto
a rivestire gli stessi abiti o l’uniforme, a circoscrivere le sue giornate tra
le udienze e l’hotel che lo alberga e separa dal mondo.
Come
sempre in Eastwood, anche questo è un film umanista; ma è anche, “repubblicanamente”,
la storia di un singolo contro la maggioranza, contro le istituzioni o la
società, ottuse e spesso incapaci di appieno capire le sfumature di ogni
situazione. L’epos della Frontiera,
con il cavaliere solitario eroe suo malgrado, rimane sempre sullo sfondo di un
film, però, fatto di tecnologia e di ricostruzioni digitali, sia diegetiche che
simulate, ossessivo come le ripetizioni della vicenda a cui il suo stesso
andamento narrativo lo costringe. È come se un modello di cinema rivivesse
un’ultima volta, nei temi e nei modi di una classicità che si fa sempre più
effimera, come se Sully stesso altro
non fosse che un simulacro terminale di una diversa modernità, ormai
esauritasi, svuotata di senso e mantenuta in vita dalla sua retorica. Anche Sully
è un pilota ormai anziano, che ha agito d’impulso a dispetto della tecnologia e
della strumentazione elettronica, anche contro il volere dei controllori di
volo scegliendo l’unica strada praticabile, sebbene fosse la più difficile.
Quei
brevi istanti di tensione, dall’impatto degli uccelli nei motori a quello con l’acqua
fredda del fiume, vengono rivissuti in forma sia verosimile che riprodotta, con
una versione a imitare la realtà ed una, a definizione ridotta, a simularne la
ripetizione, come uno spettro mantenuto in costante e artificiale vita. Ed è ai
fantasmi di un possibile passato, incredibilmente scongiurato, che si rifanno
le visioni oniriche di Sully, le quali rielaborano la vicenda con gli automatismi
dei newyorkesi di rivivere un orrore noto. La stessa lunga scena, dalla perdita
dei motori all’ammaraggio, non solo viene raccontata in svariate forme in
televisione e sui media, ma viene anche rivissuta integralmente e replicata dal
film stesso: una prima volta il regista aggiunge anche il fuori campo della
torre di controllo e integra le varie reazioni dei passeggeri con l’andamento
tipico del film catastrofico di una drammatizzazione potenziata dalla
dissipazione dei punti di vista; la seconda volta, Eastwood rimane invece quasi
solamente confinato nella cabina a seguire i gesti e le reazioni dei piloti
sino alla conclusione salvifica (in questo caso, però, gli inserti residui dei
controllori di volo appaiono superflui e incongrui), come ultima e definitiva ricostruzione
attenta e fedele alla verità dei fatti e delle persone.
Terminata
la simulazione del film, ennesima finzione tra le altre, la narrazione si
esaurisce e si ricompone all’interno della realtà, con i veri protagonisti
riuniti in un hangar aeroportuale, salutati e omaggiati dalla cinepresa che,
volteggiando su una steadycam,
inquadra i veri volti di passeggeri e di piloti, li vede sovrapporsi, a
posteriori, a quelli degli attori, appena visti ma ormai già fuori campo,
lascati lontani dopo aver svolto il loro compito di drammatizzare per lo
schermo una vicenda veritiera. Il cortocircuito tra finzione e realtà, tra la
sua molteplice rappresentazione mediatica o psicologica e
la verità dei fatti, con ogni accezione e possibile interpretazione dei
medesimi eventi, si è finalmente esaurito, e nella sala può tornare il buio
dell’oggi, con l’America guidata dal candidato preferito di Eastwood.
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